giovedì 7 marzo 2013

di sedicenti cappuccini, di ulteriori anomalie Aussies, digital divide, The Club e altro ancora

indovina indovinello (la cui traduzione pare sia "riddle me this")... cos'è questo?
risposta: un flat white. no, non è un cappuccino, è un flat white. (ma che differenza c'è? sapessi...) 
cambiando ripetutamente bar alla ricerca di una soluzione al mistero dello zucchero (che per ora rimane ancora insoluto), ho visto che uno degli ordini più ricorrenti era questo misterioso flat white. nonostante mi facesse pensare piuttosto a una piadina/tortilla, mi sono deciso a ordinarlo al buio. trovandomi poi davanti ciò che io definirei un cappuccio giusto un po' più caffettoso del solito (un cappuccino "scuro" nel GRA, una sorta di "macchiatone" a Padova) ho fatto qualche diligente ricerca e ho scoperto che c'è tutto un mondo dietro. una ricca voce wikipedia mi consola affermando che "è similar to original Italian cappuccino", ma un comunicato ufficiale dell'agenzia  neozelandese del turismo lo nazionalizza etichettandolo baldanzosamente "definitely an Australasian beverage".
cmq il busillis è a monte. le culture anglosassoni hanno attribuito ad altro la denominazione "cappuccino" [pronuncia: kæpəˈnnon dissimile dal modo in cui si esprime Lin, il cinese che gestisce il baretto sotto casa a via Padova e che mi accoglie col sorriso e la domanda "cap'cìno? caf'late? colneto?"]. insomma, con "cappuccino" identificano quel beverone immondo per quantità, qualità e temperatura che viene ormai distribuito da Starbucks e dai suoi epigoni. di conseguenza, se volete che vi servano una bevanda composta da 150-180 ml (dei quali 1/3 di caffè espresso e il resto di latte), con una schiuma a grana fina ottenuta da latte scaldato con vapore a 60-70 gradi e che il tutto sia presentato in una tazza di ceramica, dovete ordinare un flat white. e, direi, se ci tenete proprio al rispetto di tutti i requisiti appena descritti, avete bisogno di un analista bravo. (per ulteriori masturbazioni mentali sul tema: leggete qui).

ah, c'è da fare un'aggiunta agli elementi di anomalia di questi anglofoni degli antipodi. a quanto mi è parso di capire, non conoscono quella frustrante attività del calcolo delle mance a fine pasto. cioè, un po' come da noi, se gliela vuoi lasciare bene, altrimenti non c'è quella tiritera del 10-15% e giù a calcolare e a finire i contanti e a pensare limortàccituaguadàgnippiùddemé.
poi, per fortuna, sono più svegli degli americani e nei negozi e nei supermercati espongono direttamente il prezzo finale, comprensivo delle tasse. cosa che gli yankee non fanno e che mi faceva imbestialire alquanto.

distribuzione del voto al M5S
venendo a qualche altra info sulla quotidianità di questi ultimi giorni in Australia, ieri c'è stato il seminario sulle elezioni italiane e finalmente ho potuto dare sfogo al mio ego e a una decina di giorni di lettura solipsistica della rassegna stampa. preparando le slides, ho pensato un po' alle varie ipotesi che circolano in questo momento e, per fortuna, ho trovato conforto nelle posizioni del buon Don Gallo e dei suoi commentatori, che sono tornati sul mitico Codice di comportamento degli eletti del M5S con posizioni abbastanza simili a quello che avevo provato a dire io.
a proposito, per fortuna c'è chi si accorge (anche se è da tempo che se ne parla) che sto cavolo di mito del governo da parte del popolo della rete e dell'interazione dal basso alla base del MoVimento è abbastanza una presa per il culo, almeno per il momento, e che molti aspetti della comunicazione di Grillo e dei suoi non sono poi anni luce dalle videocassette confezionate in casa con la calza sull'obiettivo. tra l'altro, se uno guarda la distribuzione dei voti del M5S sul territorio nazionale (v. cartina a fianco), trova una cosa secondo me sorprendente. è clamorosamente omogeneo. certo, con qualche "picco" (in Sicilia perchè cmq sono "al governo" e in Liguria, che è il feudo del capo) e qualche flessione (in Lombardia, magari per il traino del voto utile a a Ambrosoli). sì però, questa mappa è inconciliabile con l'idea che l'elettore di Grillo sia il giovane/giovaneadulto, istruito, nerd e informatizzato. nel Paese occidentale con uno dei più profondi digital divide (sia territoriale che generazionale) che si conosca questa teoria non può reggere. 

ultima cosa: ma è possibile che a nessuno sia ancora venuto in mente di strutturare una simil-autopresentazione dei candidati a cinque stelle come le meravigliose interviste-lampo di The Club
"chi sei, come ti chiami?" sono Aldo, da Correggio "dicci tre aggettivi per descriverti" beh, giovane, impegnato... connésso (ma non sarà mai come "solare.... simpatico... ah, solare!", nè "ciao Robbie Williams" ?!?!?) "cosa puoi offrire al movimento?" l'esperienza di autogestione della carta igienica nel mio condominio tirato su con il social housing "il giorno più bello della tua vita?" QUESTOOOOO!







PS. salutiamo con favore il ritorno al blogging del cugino Buddah

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